Lettera aperta
Cari amici e appassionati del nostro sport,
desidero innanzitutto rivolgere un saluto sincero, a nome mio e di tutto il Comitato Regionale FIPSAS che ho l’onore di rappresentare, a ciascuno di voi e ringraziare quanti, con la loro passione e il loro impegno, contribuiscono ogni giorno alla crescita del nostro movimento.
Oggi vorrei condividere alcune riflessioni e rispondere con serenità a chi, forse con troppa fretta, ha espresso giudizi e sentenze sulle due prove del CIS di pesca al colpo svoltesi presso il campo gara di Canale 8000.
Non è mia intenzione raccogliere provocazioni né alimentare polemiche; al contrario, credo che su un punto siamo tutti d’accordo: il nostro movimento ha bisogno di nuovo slancio, e ben vengano tutte quelle iniziative che possano portare linfa vitale, entusiasmo e partecipazione.
In primo luogo, un doveroso ringraziamento alla FIPSAS, e in particolare ad Antonio Fusconi, per aver creduto in questo progetto e per averci spronato, negli anni, a raggiungere l’obiettivo di realizzare un campo gara sul collettore centrale del Fucino.
Se guardiamo al passato, è evidente come negli ultimi dieci anni sia stato praticamente impossibile ospitare competizioni di questo livello al di sotto dell’Umbria.
Comprendiamo bene che affrontare un campo gara nuovo, percorrere centinaia di chilometri e uscire dalla propria comfort zone possa risultare impegnativo. Tuttavia, appare difficile giustificare le prese di posizione di chi, pur di non cambiare, ha espresso giudizi affrettati, talvolta non supportati da dati oggettivi e, in qualche caso, dettati da interessi diversi da quelli puramente sportivi.
Non possiamo ignorare che le società del Centro-Sud, da anni, partecipano sempre meno a questo tipo di competizioni.
Una delle ragioni principali risiede nei costi elevati che molti faticano a sostenere: portare alcune gare più a sud e ridurre le distanze di viaggio può rappresentare un incentivo concreto per ampliare la partecipazione e rendere il nostro sport più inclusivo.
Va però censurato, con rammarico, qualche comportamento — per fortuna isolato — che poco ha a che fare con lo spirito sportivo e che è risultato irrispettoso nei confronti di quanti, con enormi sacrifici, si sono adoperati per mettere tutti nelle migliori condizioni possibili.
Non è questo il messaggio che ci si aspetta da atleti di altissimo livello.
Alcuni hanno parlato di condizioni meteorologiche prevedibili, ma i dati storici raccontano un’altra realtà: negli ultimi dieci anni, nella zona del Canale 8000, le temperature medie a inizio stagione si sono attestate intorno ai 15–17°C di massima e 6–8°C di minima, valori ben lontani da quelli eccezionali registrati in occasione di queste prove.
È dunque evidente che la variabile meteo abbia inciso sul risultato, ma non poteva essere prevista con certezza: un imprevisto che avrebbe potuto verificarsi in qualsiasi altro campo gara.
Guardando le classifiche, dobbiamo riconoscere che le società con maggiore esperienza hanno saputo interpretare al meglio le difficoltà e hanno primeggiato, rimboccandosi le maniche.
D’altra parte, aspettarsi un campo gara perfettamente omogeneo da picchetto a picchetto è irrealistico: una situazione del genere finirebbe per ridurre al minimo le capacità tecniche degli atleti, trasformando la competizione in una semplice gara di “pescata” da laghetto a pagamento.
L’analisi dei risultati settore per settore mostra che non vi sono state differenze abissali tra i primi e gli ultimi classificati.
Anzi, confrontando i dati con campi gara storici e molto più blasonati, si osservano in alcuni casi divari persino maggiori di quelli registrati sul Canale 8000, senza che ciò abbia mai sollevato contestazioni.
Tutto questo non significa che riteniamo di aver già raggiunto il massimo livello: sappiamo bene che c’è ancora molto lavoro da fare e siamo pronti a farlo.
È nostro dovere continuare a migliorarci e accogliere suggerimenti e consigli da chi vanta maggiore esperienza. Solo così, con spirito collaborativo, potremo crescere come movimento e garantire opportunità e qualità a tutti.
Non vogliamo autocelebrarci, ma semplicemente mettere a disposizione il nostro impegno e la nostra dedizione per offrire un contributo utile alla comunità e al futuro della pesca sportiva.
Concludo ribadendo che il nostro obiettivo non è la difesa a oltranza di una scelta, ma la ricerca costante di soluzioni che rendano il nostro sport più accessibile, competitivo e inclusivo.
Lavoriamo insieme, con rispetto e dialogo, perché solo così potremo far crescere il movimento e trasmettere la nostra passione alle nuove generazioni.
Un caro saluto a tutti.
Mario Cacciatore


